La cannabis produce oltre 100 cannabinoidi diversi durante il suo ciclo di vita. Ma non è l’unica ad avere questa capacità: anche altre piante, e persino alcuni funghi, producono composti simili. Di recente, sono state scoperte due nuove fonti di cannabinoidi, completamente diverse dalla cannabis, che potrebbero aprire nuove possibilità terapeutiche ed estendere l’uso del cannabidiolo (CBD) a scopi medicinali senza barriere legali.
La prima è una pianta sudafricana chiamata “Wooly Umbrella” che produce una vasta gamma di composti simili ai cannabinoidi della cannabis, tra cui il cannabigerolo (CBG). La seconda è una pianta comune del Brasile, la Trema micrantha blume, che contiene cannabidiolo (CBD), ma non tetraidrocannabinolo (THC): una promettente alternativa legale per produrre questa sostanza, sempre più popolare per le sue proprietà benefiche sull’organismo.
Wooly Umbrella, una degna concorrente della Cannabis
Sebbene la pianta di cannabis sia famosa per i suoi oltre 100 cannabinoidi diversi, la Helichrysum umbraculigerum, meglio nota come Wooly Umbrella, è una sua degna concorrente. Pianta perenne a crescita rapida, appartiene a una famiglia completamente diversa rispetto alla Cannabis sativa: con i suoi fiori vellutati di colore giallo senape a forma di parasole, è più simile ai girasoli (suoi parenti stretti insieme alle margherite).
È noto da tempo, infatti, che questa pianta viene bruciata in rituali popolari e rilascia fumi inebrianti. Ma anche se i primi studi suggerivano la presenza dei cannabinoid già diversi decenni fa, nessuno era ancora riuscito a riprodurre e confermare questo risultato ai giorni nostri.
Ora uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature Plants ha finalmente messo un punto alla questione. I cannabinoidi nella Wooly Umbrella ci sono eccome e sono più di 40. Di questi, 6 sono sono identici a quelli prodotti dalla cannabis, ma non includono i due più famosi, il THC e il CBD.
La Wooly Umbrella contiene anche la forma acida del CBG, presente in concentrazione relativamente elevata nella pianta, è anche un precursore per la produzione di molti altri cannabinoidi.
I ricercatori dell’Istituto di Scienze Weizmann hanno anche ricostruito il processo biochimico che la pianta compie per produrre questi composti. Hanno quindi riprodotto gli stessi passaggi in laboratorio, aprendo nuove possibilità per sintetizzare o addirittura ingegnerizzare cannabinoidi che non esistono in natura, progettati per legarsi in modo più efficace ai recettori cannabinoidi umani o per ottenere benefici terapeutici specifici.
La pianta brasiliana che contiene CBD senza THC
Nello stesso periodo, la ricerca ha portato a una nuova scoperta anche in Brasile. Il biologo molecolare Rodrigo Moura Neto dell’Università Federale di Rio de Janeiro ha annunciato di aver trovato tracce della presenza dei cannabinoidi nella pianta comune Trema micrantha blume, un arbusto presente in gran parte del Sud America. Neanche la Trema contiene THC, il composto responsabile dell’effetto psicotropo della cannabis. La grande notizia però è che le sue foglie, ma anche i fiori e i frutti, sono ricchi di CBD, che ha numerosi effetti benefici sull’organismo.
Ma questi recettori sono diffusi su tutto il corpo, non solo nel cervello, suggerendo che il CBD e gli altri cannabinoidi potrebbero essere utilizzati per trattare una vasta gamma di disturbi, dalla lotta contro il cancro alle malattie neurodegenerative.
CBD senza barriere legali
Le due piante aprono quindi una nuova prospettiva per produrre CBD in modo legale ed economico, senza affrontare gli ostacoli normativi legati alla cannabis, ancora illegale in molte parti del mondo.
Entrambe le piante, inoltre, producono i cannabinoidi principalmente nelle foglie, e questo conferisce loro vantaggio economico rispetto alla cannabis, che produce questi composti nei fiori, dalla vita più breve e più difficili da raccogliere.
Queste scoperte non solo potrebbero aprire nuove possibilità per i pazienti che cercano alternative legali ed efficaci alla cannabis medica, ma stanno anche aiutando a fare luce sul ruolo dei cannabinoidi in natura.
Il motivo per cui le piante li producono è ancora un mistero, ma potrebbero servire come difesa contro animali e parassiti.