Per quasi l’80% delle donne le mestruazioni sono un fastidio, ma per il 10-15% sono praticamente un inferno. Un ciclo molto doloroso non è mai normale, e a volte può essere la spia di patologie più gravi, come l’endometriosi. Il problema colpisce circa 1 donna su 10 e non esiste una cura, ma solo terapie per gestire il dolore e ridurre i sintomi. Ma un numero crescente di pazienti sta iniziando a sperimentare approcci alternativi alla medicina occidentale, che propone rimedi solo parzialmente efficaci e non privi di effetti collaterali.
Sempre più testimonianze indicano che la cannabis potrebbe avere dei benefici sul dolore pelvico, l’insonnia, i problemi gastrointestinali, le funzioni cognitive e i disturbi dell’umore. Il merito sarebbe dei suoi principi attivi, THC e CBD, che hanno funzioni antinfiammatorie, rilassanti e antidolorifiche.
Cosa è l’endometriosi?
L’endometriosi è la crescita anomala di tessuto endometriale, che riveste la cavità uterina, al di fuori dell’utero, sulla superficie di organi come le ovaie, l’intestino, i reni o la vescica. L’endometrio extrauterino possiede gli stessi recettori ormonali e durante la mestruazione si sfalda e sanguina esattamente come la sua controparte uterina, causando infiammazione negli organi circostanti.
Le donne colpite da endometriosi sono 150 milioni in tutto il mondo, di cui 14 milioni in Europa e 3 milioni in Italia – circa il 10-15% delle donne in età fertile, con un picco tra i 25 e i 35 anni. Spesso però la malattia non viene riconosciuta subito, poiché i sintomi possono essere generici e riconducibili anche ad altre patologie, come mestruazione dolorosa, dolore pelvico, problemi gastrointestinali, insonnia, dolore durante la minzione o i rapporti sessuali.
In media, quindi, la diagnosi arriva con 5-10 anni di ritardo, e spesso non è la fine, ma solo l’inizio di un percorso terapeutico che accompagnerà le pazienti per tutta la vita fertile. Ma la maggior parte otterrà dei benefici solo parziali e continuerà ad avere con dolori e fastidi anche nelle più banali attività quotidiane.
Oggi la terapia più comune è la pillola anticoncezionale, che mette il ciclo mestruale in stand-by e attenua la sintomatologia dolorosa associata a ovulazione e sanguinamento. Ma nei casi più gravi, l’unica soluzione è quella chirurgica, ovvero la rimozione del tessuto anomalo in laparoscopia.
Medicine complementari o alternative
Come emerso da un sondaggio pubblicato nel 2021 su Obstestric and Gynecology, la maggior parte delle pazienti – il 75% di 114 donne con diagnosi di endometriosi – ha riferito un interesse nei confronti delle cosiddette medicine complementari o alternative. Circa il 71% ne ha fatto uso almeno una volta.
Questi dati dimostrano che almeno una parte delle donne affette da endometriosi non è completamente soddisfatta delle soluzioni proposte dalla medicina occidentale. Le terapie ormonali, ad esempio, possono causare gravi effetti collaterali, come una riduzione della densità ossea e problemi di osteoporosi. Alcune pazienti, quindi, ricorrono ad altri rimedi, più o meno scientifici, come l’esercizio fisico, le vitamine, lo yoga o l’omeopatia.
La Cannabis medica
Tra le alternative non farmacologiche sta emergendo anche la cannabis medica, che per le sue proprietà antinfiammatorie, antidolorifiche e lenitive viene usata anche nella terapia del dolore oncologico o per contrastare i sintomi dell’insonnia e dell’emicrania.
Contiene oltre 400 composti, tra cui più di 140 cannabinoidi, sostanze chimiche che si legano ai recettori del nostro sistema endocannabinoide, con la funzione di regolare l’omeostasi, cioè l’equilibrio interno del nostro organismo, e contrastare l’infiammazione. I cannabinoidi più famosi sono il THC (delta-9 tetraidrocannabinolo) e il CBD (cannabidiolo): entrambi attivano i recettori CB1 e CB2, che sono presenti nel cervello e sui nervi che raggiungono gli organi periferici, compresi l’utero e le ovaie.
I risultati sui modelli animali
I ricercatori hanno testato gli effetti del THC e del CBD su modelli animali di endometriosi: i risultati sono stati una riduzione della sensibilità al dolore nel bacino e un miglioramento delle funzioni cognitive e delle prestazioni di memoria nei topi e nei ratti. Il team ha anche studiato gli effetti del THC sull’endometrio all’interno e all’esterno dell’utero: gli animali trattati avevano un numero minore di escrescenze endometriali rispetto ai controlli.
I modelli animali di endometriosi, però, non riproducono esattamente le caratteristiche della patologia come si presenta negli esseri umani. Ma sui benefici della cannabis ci sono anche le testimonianze delle donne, che sempre più spesso la usano, in autonomia, per gestire il dolore e gli altri sintomi. Secondo un recente studio, il consumo di cannabis sarebbe addirittura aumentato durante la pandemia Covid-19, che ha reso più complicato l’accesso alle cure mediche tradizionali.
È vero quindi che la cannabis ha dei benefici per chi soffre di endometriosi?
È ancora presto per stabilirlo, ma negli ultimi anni, sondaggi pubblicati su prestigiose riviste scientifiche indicano che il consumo di cannabis potrebbe migliorare alcuni sintomi.
Le esperienze delle pazienti
Un sondaggio realizzato nel 2020 in Nuova Zelanda ha collezionato le risposte di 213 donne con endometriosi, di cui l’80% circa erano consumatrici regolari di cannabis. Le pazienti hanno riferito di usare la cannabis per gestire il dolore e migliorare il sonno. La maggior parte ha risposto di avere dei benefici sul dolore (81%), sulla qualità del sonno (79%) e sulla nausea o il vomito (61%). Più dell’80%, inoltre, ha dichiarato di aver ridotto o sospeso completamente altri medicinali analgesici, soprattutto oppioidi.
Anche uno studio pubblicato nel 2021 su PLOS ONE con 252 pazienti è giunto alla stessa conclusione, ossia che il consumo di cannabis riduce il dolore pelvico e i sintomi gastrointestinali e migliora anche l’umore. Sulla stessa linea sono i risultati di una review uscita lo scorso anno su Obstetric and Ginecology: una percentuale compresa tra 61% e il 95,5% delle donne che consumano cannabis per problemi ginecologici, come il dolore pelvico cronico e l’endometriosi, riferisce una riduzione del dolore.
Per il momento, però, la maggior parte delle donne che consuma cannabis, lo fa in autonomia e senza prescrizione medica. Ma la cannabis reperita per vie non legali può avere effetti collaterali, perché la sua composizione non è bilanciata: è più ricca di THC (responsabile dell’effetto psicotropo) e più “povera” di CBD e di altri cannabinoidi che hanno invece una serie di benefici per la salute, senza rischio di intossicazione.
Saranno necessari studi clinici più rigorosi per stabilire se i benefici della cannabis sono reali. Ma non è più possibile trascurare le esigenze delle pazienti, che ricorrono sempre più spesso a strategie di autogestione per ridurre l’intensità dei sintomi: un motivo in più per esplorare questa nuova frontiera della medicina.
Cover Foto di Amy Shamblen su Unsplash